Perché di fronte alle difficoltà alcune persone riescono a reagire in maniera positiva e altre invece crollano? Quali caratteristiche hanno quegli individui che affrontano gli eventi stressanti e dolorosi della vita senza perdersi d’animo?
In psicologia esiste un termine specifico per indicare quelle caratteristiche appartenenti a persone forti, positive, determinate ed equilibrate che sono in grado di fronteggiare eventi catastrofici ritrovando un nuovo equilibrio nella propria vita, addirittura migliore del precedente. Questo termine è resilienza.
Il termine resilienza trova vari ambiti di applicazione, ma in effetti denota sempre lo stesso fenomeno. In fisica e in ingegneria, ad esempio, indica la capacità di un materiale di resistere a un urto, assorbendo l’energia che può essere rilasciata in misura variabile dopo la deformazione. L’energia non può essere bloccata ma solo assorbita per diminuirne gradatamente l’intensità, così come gli eventi dolorosi della vita non possono essere evitati ma solo affrontati ed elaborati.
In psicologia il termine resilienza indica la capacità di un individuo di recuperare l’equilibrio psicologico a seguito di un trauma; in sintesi consiste nella sua adattabilità rispetto agli eventi dolorosi della vita. Anche l’American Psychological Association descrive la resilienza come il processo che consente un buon adattamento alle avversità, ai traumi, alle tragedie, alle minacce o anche a significative fonti di rischio che si incontrano nella propria vita. Diversi studi in psicologia hanno identificato come particolarmente traumatici vari eventi tipo: il subire violenza, la perdita di una persona cara, essere privati della propria casa e del proprio lavoro, vivere in stato di guerra o in Paesi con disordini economici, naturali e politici. L’esposizione a eventi avversi come questi può mettere a dura prova la salute mentale di un individuo, tanto che spesso in alcune persone si manifestano sintomi legati allo stress e varie psicopatologie. Tuttavia non tutti manifestano questi sintomi, e non tutti reagiscono nello stesso modo a tali avversità.
Non è ancora completamente chiaro quali siano gli elementi che rendano alcuni individui più resilienti di altri, tuttavia gli studi psicologici hanno mostrato che vi sono un insieme di caratteristiche (personologiche e sociali) che aumentano la resilienza negli individui. Ann Masten, professore all’Istituto per lo sviluppo del bambino all’Università del Minnesota, uno dei maggiori esperti in materia di resilienza, ha coniato il termine “ordinaria magia” per descrivere il mix di ingredienti che rendono alcune persone più resilienti di altre (Masten A.S., “Ordinary Magic: Resilience Processes in Development”, American Psychologist, 56, 2001). La Masten ha studiato l’impatto di eventi traumatici sui bambini e le famiglie. Per 40 anni ha studiato i bambini di tutto il mondo durante tutta la loro vita scoprendo dei tratti comuni tra i bambini risultati maggiormente resilienti. La Masten ha capito che la resilienza è una combinazione di quelli che lei chiama “fattori ordinari” come le relazioni, la famiglia, le differenze individuali come la personalità e persino la genetica. In particolare la possibilità di beneficiare sin da piccoli di una rete familiare e sociale stabile, affidabile, amorevole e accudente aiuta l’individuo a sviluppare fiducia nel prossimo ma soprattutto in sé stesso, percependosi maggiormente efficace e degno di amore.
Gli psicologi sanno che tutti possediamo una quota di resilienza; potenziarla è uno degli obiettivi fondamentali della psicoterapia. Un intervento di aiuto deve necessariamente anche fare leva sulle risorse positive dell’individuo e del suo ambiente sociale (fattori resilienti) così da potenziarne gli effetti e ampliarne l’efficacia rispetto alla sofferenza provata.
(dr. Barbara Marzioni)